Far Cry Primal – Recensione

Dopo isole tropicali, montagne innevate e anche un futuro fantascientifico molto anni ’80, la serie Far Cry approda questa volta nel 10,000 A.C, per ricreare un’esperienza di vita primitiva e preistorica. Vista da alcuni con sospetto e da altri con gioia, possiamo dire certamente che Ubisoft ha provato ad innovare il suo franchise in una maniera piuttosto originale, anche se probabilmente l’innovazione è riuscita solo a metà. Far Cry Primal porta una piccola ventata d’aria fresca nella serie, ma a che prezzo?

Benvenuto sul gradino più basso della catena alimentare

Il personaggio che interpreteremo in Far Cry Primal è Takkar, un giovane cacciatore che dopo una battuta di caccia al mammut si ritrova, anche a seguito dell’attacco di una Tigre, solo e senza più i suoi compagni. Mentre sta scappando incontra un altro membro della tribù dei Wenja che lo aiuterà a fondare un piccolo villaggio destinato ad espandersi nelle distese di Oros. La nostra missione, che sarà anche l’incipit del gioco, è quella di espandere il nostro villaggio fino al suo massimo apice, trovando nuovi membri della tribù e liberandoli dalle tribù rivali. Inoltre dovremo anche sopravvivere agli attacchi delle altre tribù, gli Udam e gli Izila, che cercheranno di ucciderci a vista. Conquistare i loro accampamenti e scacciarli dalle nostre terre sarà di prioritaria importanza.

Naturalmente visto l’incipit molto basilare, appare sin da subito chiaro che la trama non sarà il punto di forza di questo capitolo della serie, ed effettivamente è così. Nel corso del nostro gioco avremo la possibilità di conoscere alcuni personaggi esilaranti e piuttosto ben caratterizzati, anche se non memorabili. Fortunatamente in aiuto di una storia non troppo emozionante viene un’atmosfera e un’immersività veramente ottima, ma questo potrebbe non bastare ad una generosa fetta di giocatori.

Far Cry Primal: il nostro personale zoo preistorico

Takkar potrà essere potenziato nel corso del gioco con l’acquisizione di nuove abilità a fronte della conquista dei classici punti EXP. Ovviamente, come anche negli ultimi capitoli della serie, non abbiamo la necessità di fare economia, in quanto presto o tardi sarà possibile sbloccare tutte le abilità e i talenti del nostro buon cacciatore. Ritorna anche la possibilità di potenziare il nostro equipaggiamento, raccogliendo pelli di animali, erbe, rocce e anche alcuni ingredienti speciali. Anche per potenziare tutto l’equipaggiamento sarà richiesta più pazienza che abilità, visto che nel corso delle nostre ore di gioco troveremo tutti i materiali necessari in abbondanza. Inoltre ogni giorno verrà messa a disposizione una scorta di materiali provenienti direttamente dal villaggio che potremo prendere a nostro piacimento, facilitando ancor di più la ricerca di determinati oggetti e materiali rari.

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Vero fiore all’occhiello di questa produzione è la possibilità di avere al nostro fianco sempre una bestia che potremo domare e con cui potremo andare in battaglia. Si va dal più piccolo (ma sempre letale) tasso al più pericoloso orso con qualche lupo, giaguaro e tigre bel mezzo. Sebbene la meccanica per domare sia piuttosto approssimativa e banale, visto che dovremo solo lanciare un’esca e tenere premuto un tasto fino al riempimento del cerchio di segnalazione, l’utilizzo delle bestie si rivela divertente. Chiariamoci, l’IA delle bestie è basilare: principalmente spingerà l’animale a stare al nostro fianco, ad accucciarsi quando lo facciamo noi e ad attaccare i nemici al nostro comando, ma c’è da dire che la sensazione di andare in battaglia accanto ad una Tigre Dentilunghi è veramente ricreata alla perfezione. Naturalmente i nostri animali non saranno immortali, quindi dovremo preoccuparci anche di curarli e di dargli da mangiare, ma la gestione in tal senso si rivela superficiale e necessaria esclusivamente in caso di ferita. Oltre all’animale da terra, avremo a disposizione anche il nostro fedele gufo, che potremo richiamare in qualsiasi momento per vedere tutto da un punto di vista più alto, marcare i nemici o, dopo averlo potenziato un po’ anche attaccare i nemici. Sebbene l’aggiunta sia gradita pensiamo che con la gestione delle creature si potesse fare molto di più.

Niente Ak-47 prima di Cristo

Una delle domande più pressanti che i giocatori si sono posti è: il gioco avrà varietà? E i combattimenti saranno validi? Purtroppo a queste due domande si può rispondere con un bel no. Purtroppo visto il setting le scelte sono per ovvi motivi limitate, e di conseguenza il gioco diventa ripetitivo dopo pochissimo. Le missioni inizialmente saranno variegate e ci saranno svariati compiti di salvataggio, di caccia, di esplorazione. Avremo i classici forti da conquistare e i falò da accendere (che hanno la classica funziona dei punti d’osservazione di altri giochi Ubisoft).

Il combattimento è stato leggermente adattato per andare incontro alle necessità, e risulta divertente quando si tratta di combattimento dalla distanza. Avremo l’immancabile arco, la lancia, la fionda, svariati tipi di bombe artigianali preistoriche e anche le clave. Tutte le armi si potranno lanciare, anche se chiaramente le più letali rimangono quelle pensate per il combattimento dalla distanza. Quando invece ci troviamo nel corpo a corpo il gioco mostra il suo limite, con combattimenti poco spettacolari, animati in maniera molto superficiale e piuttosto semplici. Questo vale sia per gli animali che per altri umani. Personalmente pensiamo che da questo punto di vista si potesse fare di più, ma è chiaro che il cuore pulsante di Far Cry Primal è quello dei precedenti Far Cry, non proprio famosi per i combattimenti corpo a corpo.

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Il nostro primitivo parco giochi

Le lande di Oros sono veramente una gioia per gli occhi sia a livello artistico che tecnico. Avremo foreste, caverne, villaggi, monti innevati, laghi e fiumi e altri tipi d’ambientazione riprodotti fedelmente e graziati da un sistema di luci che fa la sua porca figura sia nelle sezioni di giorno che nelle sezioni notturne. I suoni della foresta e i vari animali che ci vivono rendono tutto vivo e in costante movimento, rafforzando l’illusione e l’immersività. Oltre a questo gli sviluppatori hanno lavorato molto anche sui vari personaggi, resi davvero bene e animati perfettamente. Molto bella anche l’idea di farli parlare con ricostruzioni accurate di quelle che erano le lingue dell’epoca (o perlomeno quello che più si avvicina alla lingua che parlavano i primitivi).

Il level design di certe sezioni è ben studiato, e si vede specialmente nelle sezioni che richiederanno di usare il nostro primitivo rampino o nelle svariate caverne in cui ci troveremo ad affrontare una specie di labirinto al fine di trovare alcune rare pitture rupestri. Calcolando anche queste ultime la longevità del titolo è piuttosto buona, attestandosi tranquillamente su un range che va dalle venti alle quaranta ore di gioco, anche se nelle fasi finali la ripetitività delle missioni (molte ma uguali tra loro) ci toglierà quell’eccitazione che proveremo nelle prime 5/10 ore.

Pro

  • Un Far Cry originale e divertente, almeno per le prime dieci ore
  • Tecnicamente meraviglioso
  • Tante missioni…

Contro

  • Forse venderlo a prezzo budget sarebbe stato meglio
  • Alcune idee molto buone ma gestite superficialmente
  • …ma tutte troppo simili

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