La scorsa settimana, durante il Lucca Comics & Games 2015, abbiamo avuto l’occasione di provare The Town of Light, un horror psicologico ambientato nell’ospedale psichiatrico di Volterra, fruibile con il supporto di Oculus Rift. Dopo aver giocato la demo, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con un programmatore del team italiano LKA, attualmente al lavoro sul gioco. Buona lettura.

Come ti chiami e che ruolo hai avuto nella produzione del gioco?

Ciao, sono Alessio Belli, e sono programmatore e vice-direttore tecnico di The Town of Light. The Town of Light è un gioco in prima persona, un thriller psicologico ambientato in una location reale, ispirata al reale manicomio di Volterra. Vivremo i panni di una ragazza internata a sedici anni, che a causa di un disagio mentale è stata appunto internata. Cercheremo, attraverso delle esperienze, delle allucinazioni, dei ricordi, dei flashback di rivivere i suoi drammi e le sue angosce.

https://www.youtube.com/watch?v=TcPP6YuWw40

Hai detto che il gioco è ispirato all’ex manicomio di Volterra. Quale lavoro di ricerca c’è stato dietro? Quali sono state le fonti da cui avete attinto per la sua riproduzione? L’avete anche visitato in prima persona?

Sul nostro sito puoi vedere molte foto che sono state usate come ispirazione per il videogame, e non solo: c’è un’intera pagina con una lista di libri che il nostro direttore artistico ha utilizzato per ispirarsi e per poter ricreare all’interno del gioco dei documenti credibili e delle situazioni credibili che probabilmente sono accadute all’interno di questi manicomi prima della Legge Basaglia, e quindi prima della chiusura dei manicomi.

E per quanto riguarda la caratterizzazione psicologica della protagonista? Ci saranno inoltre altri personaggi con cui potremo interagire? Quali strumenti avete utilizzato per la loro caratterizzazione? Documenti che attestavano la realtà o ci sono state ispirazioni anche da opere di fantasia che trattano l’argomento?

Sono tutti libri scritti da ex direttori psichiatrici. Ora non ti so dire nessun titolo perché non ho scritto io la storia, ma in ogni caso ci sarà modo di interagire anche con sé stessi, perché in diversi punti della storia troveremo una sorta di cartella clinica che ci riproporrà ciò che è successo fino a quel momento e ci verrano poste delle domande ed in base alle nostre risposte il gioco muterà, perché ad ogni risposta verrà associato un disagio mentale. Quindi la storia sarà unica, ma le interpretazioni saranno diverse, in base al disagio mentale attribuito.

Proprio per far spaventare una determinata categoria di persone in un determinato modo, quindi.

Spaventare è un termine che usiamo malvolentieri. Noi cerchiamo di creare inquietudine e angoscia nel giocatore.

Perché ambientare The Town of Light proprio in un manicomio?

Prima dell’inizio della produzione del gioco, il direttore artistico visitò questo manicomio in cui rimase folgorato dalla visione del posto, e successivamente arrivò l’idea di fare il gioco. Ormai sono tre anni che stiamo sviluppando The Town of Light, ne è passata d’acqua sotto i ponti. Comunque, rimase affascinato sia dalla bellezza del posto, abbandonato, che cade a pezzi, e che comunque è un pezzo di storia italiana abbastanza importante. Non solo per l’Italia, ma anche per quanto riguarda la dignità dell’essere umano.

Ho sentito che avete portato qui a Lucca delle copie fisiche del gioco. Per la distribuzione come avete intenzione di muovervi?

No, qui a Lucca non abbiamo ancora copie fisiche. Rilasceremo il gioco il 26 Febbraio 2016 su Steam e sicuramente seguiranno delle copie fisiche rilasciate attraverso Adventures Planet e probabilmente ci sarà anche una Collector’s Edition.

Ringraziamo Alessio per la chiacchierata ed auguriamo al team LKA tanta fortuna per il futuro. Il gioco promette davvero bene, non vediamo l’ora di provare la versione completa.