Recensione Dead Rising 3

Fin dall’annuncio di Dead Rising 3 (esclusiva Xbox One) ci furono molte critiche, sopratutto verso il comparto tecnico del gioco. Molti infatti non vedevano la potenza della Next Gen, anche se con l’uscita delle nuove console si è fatto chiaro che la grafica non è tutto (Ryse insegna). Nonostante le continue critiche da parte degli utenti sul web, il gioco infine è uscito, diventando inaspettatamente a nostro parere uno dei titoli più divertenti di questa nuova generazione.

L’alba dei morti viventi

La storia ci vede nei panni di Nick Ramos, un giovane e provetto meccanico che si ritrova bloccato nella sua città, Los Perdidos, proprio durante l’infezione di Zombie che ha colpito anche Fortune City e ancor prima Willamette.

Inserito quasi controvoglia in eventi più grandi di lui, il giovane meccanico dovrà utilizzare le sue abilità, che gli permettono facilmente di modificare oggetti di uso comune per creare armi devastanti. Essendo un genio nel suo campo, il giovane Nick non avrà bisogno di un banco da lavoro (come accadeva in Dead Rising 2) per creare le sue opere d’arte. Basterà semplicemente possedere gli oggetti necessari che il protagonista mixerà direttamente sul posto in pochi secondi. Inoltre sarà possibile creare anche combinazioni di veicoli, che ovviamente avranno effetti più devastanti.

Nonostante una trama meglio narrata dei precedenti capitoli, il protagonista non sarà propriamente una figura carismatica che rimarrà impressa nella storia. Nick Ramos ci permette meglio di immedesimarci con la situazione, questo è indubbio. Tuttavia risulta ben lontano dalla caratterizzazione di Chuck Greene o del leggendario Frank West.

dead-rising-3

Los Perdidos: il nostro parco giochi

Inutile dirlo, la città è il vero protagonista del gioco. Le possibilità di divertimento sono assicurate, ed è proprio qui il punto forte del gioco. Avremo a disposizione centinaia di combinazioni da applicare su migliaia di oggetti che troveremo. Tutto atto ovviamente ad aumentare le uccisioni degli Zombie. Potremo decidere in tutta liberà se seguire la trama principale, o se dilettarci nelle svariate missioni secondarie o nelle sfide.

Oltre alla trama principale, che ora potrà essere giocata senza i limiti di tempo dei predecessori (da alcuni considerati frustranti) le missioni secondarie ci permetteranno di ottenere importanti progetti, accessi ad armi e armerie e sopratutto altri sopravvissuti. Potremo girare con una vera è propria gang a creare scompiglio per le strade di Los Perdidos, anche se questo faciliterà di molto la progressione in un gioco già non troppo difficile.

Oltre ai compagni controllati dall’IA, potremo anche invitare amici nella nostra partita o partecipare a partite di altri utenti. Inutile dire che in tal caso il divertimento si moltiplica in maniera esponenziale, specialmente se giocato con un amico, vista la mole di cose da fare.

dead-rising-3-xbox-one

Purtroppo la città non è effettivamente grandissima, e di conseguenza, una volta imparate tutte le strade (e non ci vorrà molto) sarà molto semplice muoversi in maniera veloce da una parte all’altra della città. La mappa per estensione è più grande dei primi due capitoli, ma piccola rispetto ad alcune produzioni odierne che ci regalano veri e propri mondi sconfinati.

Ammazzazombie professionista!

Vi ricordate la difficoltà nel finire il primo Dead Rising? Ebbene qua non la troverete. Inutile dire che la sfida proposta dai ragazzi di Capcom Vancouver è veramente poca cosa se confrontata con la complessità del primo indimenticabile capitolo.

Chiariamoci, siamo grati ai ragazzi di Capcom di aver migliorato la giocabilità e rifinito i movimenti del protagonista, che ora non sono più legnosi e lenti, ma scattanti e fluidi. Tuttavia troviamo che in Dead Rising 3 sia molto difficile morire. Trovare cibo non sarà un problema visto che ce ne sarà a bizzeffe sparso un po’ dappertutto.

Come al solito è presente un sistema di potenziamento che ci permetterà di aumentare le statistiche di Nick. In poco tempo potremo aumentare la vita di Nick, la sua velocità e la sua resistenza. Potremo anche aumentare la velocità di creazione delle combo e sopratutto la possibilità di creare nuove armi.

A causa di questo abbassamento nella difficoltà generale, i giocatori più smaliziati potrebbero sollevare più di una lamentela. A questi consigliamo di iniziare subito il gioco in modalità incubo, che ci permetterà di vivere l’avventura secondo i criteri dei vecchi Dead Rising, con limite di tempo e la possibilità di salvare solo nelle toilette. Inoltre consigliamo di cimentarvi in questa modalità come prima proprio per il fatto che giocare con il protagonista ben potenziato renderà questa modalità tutt’altro che un incubo.

Un comparto tecnico critico

Le storie su quanto il comparto di Dead Rising 3 sia Old Gen le abbiamo sentite per tutto il periodo pre e post lancio, e ci siamo dovuti in parte ricredere una volta giocato il titolo. Ci troviamo di fronte ad una realizzazione tecnica con molti punti deboli, alcune texture datate e fuori posto, ma è innegabile il lavoro fatto con gli effetti di luce (assolutamente non ottenibile con PS3 e X360) e sopratutto con la conta degli Zombie presenti a schermo.

Proprio quest’ultimo fattore è stato tenuto molto sott’occhio a causa dei cali di framerate che generava in presenza di troppi zombie su schermo. Problema egregiamente risolto, visto che nella versione finale il conto dei fps rimane stabile a 30 frame per quasi tutta la durata del gioco. Solo nelle fasi finali siamo incappati in qualche calo, che però non ha affatto compromesso la giocabilità.

E il resto?

Per quanto riguarda tutto il resto, beh, ci troviamo di fronte ad un gioco molto longevo ma sopratutto rigiocabile. Inutile dire che prima di recensirlo ci abbiamo giocato per 30 ore con due run completate. Quindi possiamo di sicuro catalogarlo come un acquisto obbligato per chi cerca un’avventura bella lunga.

Per quanto riguarda il doppiaggio e il sonoro ci troviamo di fronte ad un buon lavoro. I doppiatori italiani dimostrano di imparare dai propri errori, e di conseguenza i doppiaggi dei personaggi sono più decisi e adattati in maniera molto più ottimale rispetto ad altri giochi. Finalmente con questa generazione sarà la volta buona di far valere gli studi di doppiaggio nostrani anche su Videogame, oltre che su Film e Serie TV.

La soundtrack mischia ottimi brani, adattissimi al contesto in cui ci butta Dead Rising. A volte incapperemo in qualche melodia dai toni più tristi lievemente fuori contesto, ma è una piccolezza.

Menzione speciale

Nonostante i ragazzi di Capcom Vancouver non siano studi First Party di Microsoft, sono stati i migliori senza dubbio a sfruttare le capacità di Kinect e sopratutto di Smartglass. Quest’ultimo infatti tramite la Companion App ci permetterà di trasformare il nostro Device nel telefonino di Nick, permettendoci di aprire nuove missioni, ricevere chiamate e al di sopra di ogni altra cosa, richiamare attacchi missilistici quanto vogliamo liberarci di troppi Zombi in una sola volta.

Il Kinect invece ci servirà per attirare l’attenzione degli Zombie urlandogli addosso. Nulla di particolarmente complesso, ma ci siamo trovati ad utilizzare questa feature più volte di quante ci aspettassimo.