Diario di viaggio del videogiocatore – Prima Parte
L’attuale generazione di videogiocatori (quelli “nati” con PS3 e Xbox 360 tanto per intenderci), ha come massimo desiderio quello di assistere ad una delle fiere videoludiche più importanti del settore. Parliamo dell’E3 di Los Angeles e del Tokyo Game Show, ad esempio, per non contare le molteplici fiere a tema, europee ma anche nazionali, che fondono i videogiochi ai manga/anime. Insomma, se prima il classico videogiocatore era considerato lo sfigato di turno, oggi ricopre un ruolo fondamentale per ciò che concerne lo sviluppo e l’evoluzione di questo settore.
I videogiocatori sono un popolo variegato con gusti in comune e contemporaneamente contrastanti, un popolo capace di confrontarsi e dibattere su temi attuali, trattati nei videogiochi, prima ancora di mettere mano al joypad.
Tralasciando le inutili (quanto dannose) console war, l’universo videoludico riconosce nei suoi videogiocatori una dimensione che appassiona e sistematicamente travolge.
Classe 1986. Sono nato nel medesimo anno di approdo del NES (il Famicon giapponese) in Europa. Coincidenze? Si, anche se mi è sempre piaciuto associare il mio anno di nascita a questo storico evento.
Una sorta di legame, ecco. Tralasciando queste stupide teorie da trasmissioni tipo “Mistero” (anche perchè non sono Adam Kadmon, e non abbraccio tanto volentieri 😛 ), di vero c’è che il NES è stata realmente la mia prima console, e Dragon’s Lair il primo videogioco. Successivamente arrivò anche la cartuccia con Super Mario Bros. e Duck Hunt. L’amore sbocciò in quel preciso istante.
Ho seguito di pari passo l’evoluzione dei sistemi, ignorando quelli a 16 Bit e passando direttamente ai 32 con Playstation. Il resto già lo conoscete, a grandi linee, anche perchè molti di voi avranno avuto il mio medesimo percorso. E anche perchè questo non è uno speciale personale sull’evoluzione del mondo videoludico.
Siamo nel 2015. PS4 e Xbox One sono in “lotta” per accaparrarsi fette di mercato e videogiocatori. E mentre sta per uscire The Witcher 3, arriva una conferma nel pieno della notte: «Prepara i bagagli, si parte per il Giappone».
In quel preciso istante l’anima del videogiocatore dimentica per un momento l’ansia da pre-Geralt, e si proietta ad Akihabara, perso in una delle sale giochi asitiche, sommerso da action figure, sushi, ragazze travestite da Chun-li e nerdoni panzuti intenti a scambiare carte da gioco agli angoli delle strade. No, ok, magari questa era troppo estrema come cosa, ma non è affatto uno scherzo.
Se il videogiocatore “appena nato” pensa all’E3, il videogiocatore ormai rodato pensa a “Casa”. Pensa a mamma Nintendo, Mamma Sony, Mamma Sega (oddio questa non fraintendetela), Mamma Capcom (questa abbastanza pessima ultimamente), Mamma Konami (da ripudiare!!!). Insomma, un videogiocatore che si reca in Giappone è come un Cattolico che si reca a Roma, o un Islamico che si reca a La Mecca. Inutile dire che quella notte… non ho dormito.
Il sogno era visitare il centro nevralgico del mio mondo. Un mondo per cui, negli anni, ho combattuto battaglie virtuali e reali. Quelle reali, contro la disinformazione e la discriminazione. Perchè è così. Il videogiocatore è quella persona capace di metterci anima e corpo nel difendere dagli attacchi ignobili e infondati la passione per cui vive. Perchè è inutile girarci attorno, il videogioco è arte. Arte tangibile e giocabile.
Questo viaggio però non sarebbe stato solo in Giappone. Prima di arrivare nella “terra promessa” sarei passato da Seoul, in Korea del Sud. Ed è qui, che effettivamente comincia il mio viaggio. Un viaggio in una terra dagli occhi a mandorla e dalle abitudini totalmente diverse da quelle nostrane. La culla dell’Oriente. Il codice sorgente del videogiocatore.