Marzo è stato un mese particolarmente proficuo dal punto di vista  dei giochi di ruolo: Horizon: Zero Dawn, The Legend of Zelda: Breath of The Wild e Nier: Automata sono arrivati negli scaffali a differenza di pochi giorni e, mentre Horizon e il nuovo capitolo della saga di Zelda hanno catalizzato quasi tutta l’attenzione del pubblico, il nuovo titolo marchiato Platinum Games è passato un po’ in sordina ma è riuscito comunque ad ottenere il plauso della critica. Andiamo allora ad analizzare nei dettagli questo nuovo capitolo della saga di Nier, che all’apparenza può risultare slegato dal capitolo precedente ma nasconde più di una sopresa.

2B or not 2B

Fin dai primi istanti di gioco salta all’occhio l’enorme attenzione che i ragazzi di Platinum Games hanno dedicato nel character design della protagonista: 2B è più viva di qualsiasi androide mai visto in un videogioco, con una propria personalità e un proprio stile che la caratterizzano e le permettono di catalizzare le attenzioni del giocatore nelle prime fasi dell’avventura.

Le premesse di Nier: Automata potrebbero essere tratte da un manuale di fantascienza. La Terra non è più la stessa: centinaia di anni prima, degli alieni sono apparsi dal nulla e hanno sterminato la razza umana, grazie ad un imponente esercito di biomacchine. I pochi sopravvissuti si sono rifigiuti sulla Luna, dove hanno costruito una base militare da cui organizzare la riconquista della Terra. Il primo tentativo si è rivelato un fallimento, così l’umanità ha riposto tutte le sue speranze in un gruppo di androidi soldato altamente qualificati, gli YoRHa.

Se avete giocato al primo capitolo sapete che il punto forte di questo titolo è sicuramente il comparto narrativo. Se invece siete dei novizi della saga, preparatevi: il colpo di scena è sempre dietro l’angolo. Nier è un titolo profondo, stratificato, in cui nulla è come appare: la storia di 2B e della sua spalla, 9S, può all’apparenza sembrare piuttosto banale e a tratti scontata, ma ciò che fino a poco prima poteva sembrarvi una verità può rivelarsi la più grande delle menzogne. Nier: Automata è il più prossimo discendente della saga di Drakengard, titolo che fa della rigiocabilità il proprio cavallo di battaglia, per cui preparatevi a tornare sui vostri passi per poter scoprire la verità nascosta.

La terra (s)confinata

Quando si parla di mondo post-apocalittico, il rischio di cadere in scenari ripetitivi fatti di macerie e zone in rovina è molto alto. Il mondo di Nier sicuramente non spicca di originalità da questo punto di vista: gran parte della mappa esplorabile è ricoperta da edifici in rovina, ma si possono trovare zone peculiari come deserti, zone boscose e antichi castelli. La mappa di gioco è all’apparenza sconfinata, ma non tutti i luoghi che incontreremo sono realmente visitabili e ben presto ci si rende conto che il suolo realmente calpestabile dagli stivaletti di 2B è solo una piccola percentuale di quello visibile, un particolare che fa storcere il naso davanti alla sconfinatezza dei videogiochi open-world a cui siamo abituati.

Il gameplay di Nier: Automata potrebbe riservare qualche sorpresa per chi non è ben informato: sebbene gran parte del gioco possa essere considerato un action-rpg sulla scia dei titoli che vanno molto di moda ultimamente, il gioco alterna questo gameplay con sessioni in 2D o visuale ad occhio di falco, con chiari riferimenti ad altri generi classici. Il sistema di power-up si basa su una serie di chip che la protagonista può impiantare nel proprio sistema operativo: naturalmente lo spazio a nostra disposizione è limitato e non tutti i chip richiedono la stessa quantità di memoria, sta a noi decidere quali utilizzare e a quali rinunciare, scegliendo di poter rimuovere anche elementi base dell’HUD come la barra della vita o la minimappa. Naturalmente è possibile anche cambiare set di armi e modificare il pod, un piccolo drone volante che ci segue e ci aiuta in battaglia.

Un comparto artistico da Oscar

Passiamo alle note dolenti del titolo. Nier: Automata non è un titolo all’avanguardia per quanto riguarda il comparto grafico: il mondo di gioco è vasto ma non è molto dettagliato e in alcuni tratti ricorda scenari visti nella scorsa generazione di console, così come il design dei nemici non è dei più originali e spesso tendono a ripetersi. Fine.
Le uniche critiche che si possono avanzare sono queste. D’altra parte si può solo elogiare il comparto artistico di Nier: Automata, forse l’aspetto più curato del titolo: oltre il character design della protagonista, di cui abbiamo parlato in apertura, spicca quello di alcuni boss che catalizzano l’attenzione anche solo nei pochi istanti in cui si vedono. Gli scenari che attraverseremo, sebbene non completamente esplorabili, sono sicuramente ispirati e la colonna sonora che ci accompagnerà per la nostra avventura è una delle più belle degli ultimi dieci anni: ogni traccia è studiata e contestualizzata, e potrebbe benissimo essere estratta da questo titolo per poter essere inserita in una classifica.

In breve, Nier: Automata è un titolo che pone delle domande e distrugge delle certezze, un genere di videogioco che non si può trovare facilmente sul mercato. Se avete giocato al primo Nier e non vi aveva convinto, questo nuovo capitolo della saga riuscirà a farvi ricredere. Se non avete giocato il primo capitolo, questo non deve fermarvi dal poter apprezzare un titolo del genere, forse uno dei migliori che avremo su console per questa generazione.