Recensione | Dust: An Elysian Tail

Chi fa da sé fa per tre

Eh, la nonna aveva ragione, molto spesso fare le cose da soli porta i suoi frutti. E’ questo, infatti, il caso di Dust: An Elysian Tail, gioco uscito di recente su XBOX Live Arcade e che ha subito conquistato la stampa ed una larga fetta di pubblico. DaET è un gioco che è stato creato quasi interamente da una sola persona, ovvero dal designer Dean Dodrill, che, non ci crederete, ha disegnato l’intero mondo di gioco e i personaggi completamente a mano, frame per frame. Ciò che stupisce è che il risultato è sorprendente e raggiunge livelli qualitativi davvero elevati per essere un gioco indipendente. Ma non indugiamo oltre e andiamo ad analizzare nel dettaglio questo incredibile gioco.

Ashes to ashes… Dust to Dust

Nel gioco impersoneremo Dust, una volpe umanoide, che, risvegliatosi nel bel mezzo di un bosco/santuario, si accorge di non ricordarsi nulla del suo passato. Al suo fianco trova una spada sacra, parlante, di nome Ahrah, che gli spiega che, se si dirigerà verso il villaggio oltre la radura, forse troverà degli indizi sul suo passato aiutando la gente del posto. Dust, brandendo Ahrah, si incammina verso il villaggio, ma, dopo pochi passi, incontra la co-protagonista del gioco, Fidget, una nimbat (alias gatto con le ali) un po’ pazzerella, guardiana della spada. Fidget, per controllare la spada, non può fare altro che seguire Dust nel suo viaggio. E’ così che iniziano le peregrinazioni del nostro protagonista che lo vedranno percorre tutto il regno di Falana.

Tutti i gusti più uno

Trovare una definizione univoca che possa descrivere il gameplay di questo gioco è veramente un compito arduo e, direi, a dir poco superfluo. Ma se proprio siete delle persone che entrano in ansia se non conoscono il genere del gioco che stanno per comprare, allora potremmo dire che DaET è un action-rpg bidimensionale alla metroid-vania, con degli elementi shooter per quanto riguarda le magie, un pizzico di hack ‘n’ slash per quanto riguarda il loot (ovvero il raccoglimento di oggeti lasciati dai nemici) e il crafting di armi e armature, il tutto quanto condito, infine, con una trama che strizza l’occhio ai giochi di ruolo giapponesi. Detto in questo modo, più che aiutare, incute un po’ di timore, soprattutto perché si potrebbe pensare che tutti questi elementi messi insieme diventino tutto fumo e niente arrosto. E, invece, non è così. DaET riesce ad amalgamare tutti questi ingredienti in maniera magistrale, senza appesantire e, anzi, rendendo veramente piacevole e divertente l’esperienza di gioco. Durante le 15 ore circa di gioco (moltissime per essere un gioco del Live Arcade), non riuscirete mai a staccarvi dallo schermo per la quantità di cose che il gameplay propone: dal semplice leveling per far salire le caratteristiche del personaggio, alla ricerca dei materiali per costruire un’armatura più potente; dalla caccia tutti i tesori e segreti nascosti nel gioco, al completamento delle sidequest e delle sfide che esso propone. Tutto ciò, inoltre, garantisce una elevata rigiocabilità, elemento che, sempre più spesso, manca nei giochi di oggi.

“Ehi, sembra di essere al cinema!”

Altri punti veramente sorprendenti del gioco sono la trama e il sonoro. La trama è veramente molto bella, non troppo complessa, ma orchestrata bene, in maniera tale da bilanciare momenti dal buon tasso emotivo a momenti rilassati e con un pizzico di ironia, ma anche a momenti pieni d’azione. Anche qui è l’insieme che fa la forza, poiché la trama è arricchita da un ottimo e veramente ispirato voice acting, che solo poche volte cala di qualità, e da una soundtrack altrettanto ispirata. Tutti questi elementi, fusi insieme, riescono a creare un’atmosfera che coinvolge totalmente il giocatore a livello emotivo. Uno dei momenti in cui si sente di più questa totale coesione fra i vari elementi di gioco è lo scontro con il boss finale, veramente ben congegnato ed epico.

Campi Elisi

Infine la grafica, che, come abbiamo già detto, è stata completamente disegnata a mano, è un vero piacere per gli occhi. Il designer è riuscito a creare delle bellissime ambientazioni, che contribuiscono a ricreare quest’atmosfera fantastica immersa tra sogno e magia. Il gioco è veramente fluido, le animazione del personaggio principale sono veramente ben fatte e stupiscono per la cura dei dettagli e per i movimenti anche molto complessi. Anche gli elementi atmosferici sono stati ricreati con notevole maestria. Meno riusciti sono le movenze di alcuni nemici, che sembrano slegate e simili a quelle delle marionette. Ma è il risultato finale quello che conta ed è, sicuramente, piacevole e sorprendente.

Nessuno è perfetto… ma qualcuno ci si avvicina

Per concludere Dust: An Elysian Tail è un gioco di grande qualità sotto praticamente tutti gli aspetti. Pochi giochi tripla A riescono colpire così profondamente il giocatore a livello emotivo e, allo stesso tempo, divertirlo con un ottimo gameplay. Ovviamente, il gioco non è perfetto. Vi sono alcuni punti che potevano essere migliorati, tra i quali, il più rilevante, è, sicuramente, il livello di sfida, che non sempre è adeguato a dei giocatori esperti (per questo suggerisco di giocarlo fin da subito ai livelli più difficili). Per il resto altri difetti sono dovuti, più che altro, alla scelta di produrlo come un gioco Live Arcade, che quindi ha delle limitazioni per quanto riguarda i contenuti. Se il gioco fosse stato prodotto fin da subito per PC, probabilmente avrebbe avuto una storia ancora più ampia e le ore di gioco sarebbero aumentate. Ma tutti questi fattori sono abbastanza irrilevanti se si considera che è un gioco a budget limitato creato principalmente dal solo Dean Dodrill e che, comunque, riesce a donare un’ottima esperienza di gioco, cosa che la maggioranza dei giochi, oggi giorno, non riesce a dare, poiché le SH si preoccupano molto di più a far soldi il più velocemente possibile invece che creare giochi che appassionino noi videogiocatori.