Recensione Gears of War: Judgment

Questa generazione videoludica ha visto nascere diversi nuovi brand di successo. Tra i blasonati Assassin’s Creed, LittleBigPlanet, Uncharted e Dead Space (giusto per citarne alcuni) uno su tutti si è contraddistinto per aver portato (al genere a cui appartiene) una ventata di aria fresca. Stiamo parlando di Gears of War, serie creata da Epic Games in esclusiva per Xbox 360.

Il titolo in questione è uno sparatutto in terza persona (come i suoi predecessori), ma appartiene alla schiera degli spin-off.
Gears of War: Judgment è (procedendo in ordine cronologico) antecedente al primo capitolo. Dimenticate dunque Marcus Fenix (personaggio carismatico e protagonista principale dei 3 episodi maggiori) e date il benvenuto (o bentornato se non siete alle prime armi con la serie) a Damon Baird.

La trama parte dall’accusa per tradimento imputata allo stesso Baird e al suo Team Kilo. Gli eventi narrati si svolgono ben 14 anni prima dagli stessi del filone principale, proprio durante quell’Emergency Day che ha sconvolto Sera, il pianeta dei nostri eroi. Senza spoilerare troppo sulla trama,vi anticipiamo soltanto delle new entry: avremo dalla nostra la rossa Sophia Hendricks e un caro amico (visto anche lui nei passati episodi) come August Cole.
La trama è descritta attraverso dei flashback raccontati dai vari personaggi del Team, e quindi rivissuti in ogni anfratto. Questa struttura, anche se ormai abusata da altri titoli, si rivela convincente. Il cambio di protagonista inoltre non è un “trauma” ( per i videogiocatori di vecchia data), anche perchè in quanto a carisma Baird e il suo team ci vanno giù pesanti (in senso buono, ovviamente).

Sviluppato dai People Can Fly ( opera loro il bellissimo Bulletstorm ), questo episodio porta il compito di “svecchiare” in qualche modo la serie. E ci riesce, anche se in modo parziale.
Le missioni che affronteremo sono strutturate in atti, come nei precedenti capitoli. La differenza sostanziale contenuta in esse è che saremo valutati di volta in volta a seconda delle nostre azioni in campo. Per esser precisi, ogni fine sezione di un determinato capitolo ci verranno assegnate sino ad un massimo di 3 stelle. Questo varia a seconda della difficoltà e della quantità di nemici uccisi. Insomma, una sfida nella sfida. A questo si sommi il fatto che, ottenendo sempre una valutazione perfetta si andrà a sbloccare una modalità chiamata Aftermath. Si tratta di una campagna secondaria dalla durata di circa due ore in cui verranno svelati alcuni punti bui collocabili prima della fine di Gears Of War 3. Inoltre gli sviluppatori hanno ben pensato di includere delle missioni denominate Declassified assolutamente opzionabili. Praticamente attraverso dei punti definiti sulla mappa si potranno attivare queste missioni che influiranno sulla narrazione corrente dell’imputato, variando il tutto e costringendo il giocatore ad approcci diversi di volta in volta.

In campo entra inoltre un nuovo sistema denominato Smart Spawn System. Questo sistema permette al videogiocatore, in caso di morte, di non dover ritrovarsi ad affrontare la stessa orda di nemici. Infatti pur rigiocando la stessa area in cui prima era avvenuta la dipartita, essa proporrà specie di nemici differenti, costringendo lo stesso ad adottare tattiche sempre diverse e abbandonando quella sensazione di monotonia che molto spesso in qualsiasi gioco si prova in questi casi. Stessa cosa per il multiplayer. Lo Smart Spawn System è attivo anche in questi casi.
Il sistema di controllo ha subito diverse modifiche. Le stesse possono essere apprezzate, come anche no. Purtroppo per i puristi della serie queste modifiche, atte ad una maggiore frenesia degli scontri, portano ad un inesorabile banalizzazzione delle stesse.
Passando nello specifico,ora le armi trasportabili sono solamente 2, con granate aggiuntive. Niente più weapon wheel, ma semplicemente un cambio d’arma con la semplice pressione del tasto Y.

Ovviamente ciò che contraddistingue Gears Of War (alla pari di Halo) è proprio il comparto multiplayer. In passato, questa gloriosa modalità è stata osannata da tanti come EPICA, e unica nel suo genere. E non solo dai fan della serie. Con questo Gears of War: Judgment le cose però si complicano leggermente. Nonostante l’operazione di rinnovamento non abbia toccato il cuore di questa modalità, la particolare aggiunta di un mirino a schermo (che semplifica la mira e lascia un campo visivo più ampio) ha fatto infuriare tanti. Nella campagna principale infatti, lo stesso non è presente. Inoltre è stato rimosso “il colpo potenziato” in caso di ricarica con tempistica perfetta. Quindi è ormai inutile agire di conseguenza. Non è più possibile piazzare granate sui muri , ma le si può soltanto lanciare e in alcuni casi farle attaccare ai nemici (come succede in Halo).
Passando poi alle modalità di gioco, troviamo le seguenti: Team Deathmatch, un classico incontro a squadre in cui vince chi esegue un numero definito di kill prima degli avversari; Free for All si basa sostanzialmente sulle medesime regole, ma qui sarete in un massivo tutti contro tutti; Domination, tre stazioni da conquistare e un lavoro di squadra per poter vincere; Survival , è stata definita dai più come un reboot della modalità Orda, con le stesse ridotte di numero a sole 10; mentre OverRun è uguale alla prima tranne per i giocatori. Ci saranno infatti due team (Locuste Vs COG) a tentare di conquistare/difendere le proprie postazioni.
In merito a queste due utlime modalità risulta essere doveroso un appunto per quanto riguarda le classi introdotte. Saranno infatti gli utenti a scegliere il ruolo da ricoprire durante le stesse. I Geniere sono coloro che riparano le trappole presenti all’interno della mappa di gioco e hanno a loro disposizione un portentoso Gnasher. Per loro niente granate, ma una torretta in grado di tenere impegnate, e in caso neutralizzare, gli avversari per un tempo limitato. Si passa poi allo Scout, dotato di una velocità nei movimenti assolutamente superiore al resto del team dotato di una Snub Pistol e da un fucile di precisione Markza. Esso potrà disporre mine di prossimità e avrà la possibilità di sfruttare le aree verticali. Successivamente troviamo il soldato, che come ogni buona classe dello stesso rango si rispetti è dotato di Lancer e Booshka. Il suo compito è di rilasciare casse di rifornimenti per il team, cosi da non restare senza in alcun caso. Infine il medico, dotato di Sawed-off e del Lancer. Il suo compito ovviamente è quello di curare gli alleati con l’utilizzo di granate apposite (compito svolto entro una determinata porzione di gioco), di rianimarli e fornire fuoco di copertura.
A parte l’introduzione di nuove armi, il territorio di gioco multiplayer ha una grave lacuna: la mancanza di mappe.
Se nei precedenti episodi le mappe a disposizione dei giocatori al lancio del gioco fossero sempre corpose, in questo episodio ritroviamo il tutto ridotto a sole 4 per Survival/OverRun e altrettante per le altre modalità. Davvero poche se confrontate con le 15 del secondo capito e le 10 del terzo.

Volgendo lo sguardo sul lato puramente tecnico non si può che lodare nuovamente il lavoro di Epic e dei People Can Fly. L’Unreal Engine continua a stupire con un comparto tecnico più che buono e una pulizia generale ottima.Il frame rate è stabile come sempre, nonostante mostri qualche lieve incertezza nelle fasi più coincitate. Cura dettagliata è stata riposta soprattutto nel filtro antialiasing e nello smembramento dei corpi, ora più curato e dettagliato rispetto agli episodi precedenti. Gli effetti particellari come sempre sono creati con una cura certosina, e gli effetti a schermo sempre sbalorditivi in alcuni ambiti. Sono stati risolti inoltre i vari problemi di compenetrazione poligonale che molto spesso affliggevano i capitoli precedenti.

A fronte di queste note positive però, anche Judment incappa nei bug post rilascio, che riguardano non solo il comparto single player, ma anche quello multiplayer. La moda delle patch ormai sembra accompagnare ogni produzione. Comprese quelle con un carico di aspettative come un Gears of War .
La longevità del titolo nella modalità single player si assesta sulle 9 ore, (che si amplia se si sceglie di affrontare le Declassified). Tutto sommato un buon risultato .
La colonna sonora è nuovamente affidata al bravissimo Steve Jablonsky, con arrangiamenti spettacolari ed epici. Il sonoro generale come sempre è di ottima fattura e il doppiaggio più che buono.

In conclusione, questo nuovo capitolo della saga aggiunge tanto all’universo di gioco, ma rispettivamente toglie troppo con l’intento quasi riuscito di svecchiare un prodotto già ottimo. Alla luce di quanto descritto però non possiamo bocciare il lavoro di Epic e People Can Fly. Non possiamo nemmeno parlare nemmeno di promozione piena, ma di un titolo godibile e da giocare. Più che buono e facente parte di un tassello che non può mancare nella vostra collezione. La nostra speranza è che il prossimo Gears of War abbia realmente la volontà di proporre novità, senza snaturare troppo l’essenza dell’universo che è stato eretto, e che al momento risulta essere assolutamente impeccabile.