Recensione Max Payne 3

Nell’ormai lontano 2001 venne lanciato sul mercato un TPS che stravolse completamente il mondo videoludico, il suo nome era Max Payne. Ben presto si capì che questi, sarebbe stato destinato a gettare le basi per quelli che sarebbero dovuti essere i cosiddetti giochi tripla A di questo genere. Oggi a più di 10 anni di distanza e dopo un secondo capitolo pubblicato nel 2003, la nota software house Rockstar è pronta a regalarci il suo ultimo capolavoro, Max Payne 3.

Non appena impugnerete il joypad, verrete letteralmente trasportati nello stesso e identico mondo, e quasi per magia scoprirete che il tempo sembra essersi fermato, ma non preoccupatevi, questa volta non è merito del “bullet-time” bensì della bravura dei ragazzi di Rockstar, che anche in tale occasione sembrano aver centrato l’obiettivo e vi faranno calare pienamente nei panni del protagonista senza distorcere l’idea o il ricordo che avevamo di lui. Quello che scoprirete fin dai primi istanti di gioco è che il buon vecchio Max, per quanto possa essere “invecchiato” , la sua pellaccia forgiata da miriade di pallottole è più dura che mai.

Prima di continuare, vorrei rassicurare coloro che purtroppo non hanno avuto la possibilità di giocare i primi episodi e che quindi sono indecisi se acquistarlo, magari per paura di non essere resi partecipi anche loro del racconto. Ebbene, se il nostro eroe non è per nulla cambiato, l’avventura che andremo a vivere è completamente nuova. Ci troviamo a San Paolo in Brasile, città in cui Max sarà coinvolto nel rapimento della moglie di un certo Rodrigo Branco, uomo per il quale ha appena iniziato a lavorare come guardia del corpo. Il suo compito sarà quello di indagare e scoprire chi si cela dietro l’accaduto e mettere in salvo la ragazza.

Max è un uomo maturo, segnato dagli eventi, capace di mantenere la calma anche nelle situazioni più disperate nel vano tentativo di assolvere se stesso per non essere riuscito a distinguere le scelte giuste da quelle sbagliate, e in questa tremenda confusione a fargli compagnia ci sarà l’alcol con cui ha ormai un legame indissolubile, ma ben presto si accorgerà che per rimanere in vita dovrà restare sobrio il più a lungo possibile.

Veniamo ora al gameplay, dove si è deciso di volgere uno sguardo al passato abbandonando il recupero automatico della salute per affidarsi invece agli “antidolorifici” sparsi qua e là per il gioco e che dovremo dosare con molta cura giacché non sarà per nulla frequente trovarne in gran quantità. Ritorna poi il classico bullet-time, divenuto famoso proprio grazie a questa serie, feature chiave con cui avremo la possibilità di rallentare il tempo per permetterci di schivare proiettili e venire fuori da quelle situazioni impossibili nelle quali nessuno di noi vorrebbe mai trovarsi. La particolarità da tenere ben a mente è che per utilizzare tale sistema dovremo ricaricare l’adrenalina, mettendo a segno i colpi con grande maestria. Le coperture offerte sono buone, ma non efficaci, se infatti state pensando di rimanere nascosti a lungo ed eliminare i nemici con tutta calma, beh sappiate che non sarà così, poiché l’intelligenza artificiale si dimostra alquanto ardua già ad una difficoltà normale e non esiteranno nell’aggirarci per sorprenderci alle spalle. Le armi che potremo portare con noi saranno solo tre per volta e anche qui ci toccherà scegliere con accuratezza per non rischiare di rimanere a corto di caricatori. Per quanto concerne la longevità, si attesta tra le 12 e le 15 ore e a rendere ancor più piacevole e lunga l’esperienza di gioco vi è anche un comparto multiplayer ben realizzato che cerca di distinguersi dalla massa portando con sé novità interessanti.

Tecnicamente parliamo di un lavoro di pregio, dagli ambienti di gioco alle texture tutto è realizzato per compiacere gli occhi del giocatore, nulla è lasciato al caso, le luci ed i colori utilizzati fanno da sfondo insieme ad una colonna sonora ineguagliabile ad una vera e propria esperienza videoludica degna delle più grandi produzioni cinematografiche. Veniamo ora alla nota dolente, il doppiaggio non è in lingua italiana e i sottotitoli inseriti si fatica a leggerli per quanto sono piccoli, alla lunga potrebbero addirittura distrarci mettendoci nelle condizioni di perdere il filo della storia.

Concludendo, Max Payne 3 è il gioco che tutti stavamo aspettando, non ci ha deluso e finalmente avremo la possibilità di tornare a quella “vecchia scuola” che tanto ha caratterizzato gli anni di noi gamers e che tanto avremmo voluto rivivere.

Alla prossima recensione , Roberto Prillo.