Recensione The Order: 1886

Destinato a restare una delle esclusive più criticate di sempre, The Order: 1886 ha visto crescere, sin dal suo annuncio, un misto tra stupore e dubbi. Dubbi che via via hanno alimentato un flame assurdo per ogni news che lo riguardavano. Questo perchè, già mesi prima della sua pubblicazione, sono cominciati a spuntare video di gameplay che ritraevano dettagli non proprio esaltanti.
Si sono susseguite poi nel tempo continue dichiarazioni di Andrea Pessino, l’italiano a capo dello studio di sviluppo
Ready At Dawn, che non hanno fatto che spargere benzina sul fuoco.
The Order: 1886 è stato accusato, prima ancora del suo rilascio ufficiale, di essere un gioco dalla longevità ridicola, con un sistema di combattimento simile ad altri mostri sacri, e dotato di una limitata quanto risicata giocabilità effettiva del titolo sulle sequenze cinematiche.
Chi scrive non ha mai guardato alcun video rilasciato prima dell’uscita del titolo, ne si è lasciato influenzare dalle continue critiche scagliate al titolo prima della sua uscita.
Questo perchè ho voluto tastare personalmente quella che è, a tutti gli effetti, la prima eclusiva davvero next-gen di
Playstation 4.
Aldilà di quello che sarà il voto finale (perchè molti di voi sono già corsi a guardarlo) voglio chiarire alcuni punti
focali. Nei miei “quasi 25 anni” di esperienza videoludica, ho visto videogiochi di tutti i tipi.
Il mercato si è evoluto in modo radicale, e l’evoluzione è stata cosi tangibile da sconvolgere lo scheletro di quello che era l’intrattenimento a inizio anni ’90. La difficoltà, la longevità, la grafica, la trama e il sonoro, sono da sempre il fulcro di ogni titolo entrato poi nella leggenda.
Ma non è sempre stato cosi. O meglio, nessuno dei titoli che oggi ricordiamo maggiormente ha centrato il perfect score in ognuno dei parametri che abbiamo descritto precedentemente.
Quindi, cos’è un capolavoro? Un capolavoro è un titolo che spicca nella maggior parte dei parametri già citati pocanzim ma che riesce a penetrare con potenza nell’animo del videogiocatore. Con la sua storia, con il suo gameplay. Insomma c’è sempre qualcosa, nel capolavoro, che prende a tal punto da divenire un titolo grandioso.
Molto spesso, titoli mediocri si sono poi rivelati capolavori assoluti, molto più di un titolo definito Tripla A.
Deadly Premonition è un chiaro esempio di quanto detto in precedenza. E giusto per citarne un altro, in merito alla longevità ridotta, come non nominare il primo Metal Gear Solid per PS One?

Recensione The Order: 1886 Playstation 4 Review

Otto ore di spettacolo puro. Cosa sta succedendo quindi in questa generazione videoludica segnata dalla Resolution War? Semplice: non sta accadendo nulla. Ciò che davvero segna il confine tra ieri e oggi sono gli aspiranti recensori novelli che credono di poter inquadrare un gioco dai soli filmati di gameplay sparsi per internet e dal classico “sentito dire” sui vari blog e siti. The Order: 1886 è quella bestia nera che in tanti hanno distrutto ben prima che uscisse? Merita la bocciatura? Scopritelo con noi.

London Lycan Is Falling Down

I Ready at Dawn erano una piccola Software House che ha cominciato il suo percorso su PSP, creando spin-off di grandi serie come Daxter, God of War: Chains of Olympus e God of War: Ghost of Sparta.
Passando per PS3 con la God of War: Origins Collection e su Wii con il porting di Okami. Insomma, non parliamo mica di bruscolini. Visti i risultati dei loro precedenti lavori, Sony ha dato carta bianca ad Andrea Pessino, uno dei fondatori, cosi finì in cantiere quello che noi tutti conosciamo con il nome di The Order: 1886.
Ma cos’è esattamente The Order?

Non rientra in una categoria ben precisa. O meglio, sarebbe un TPS, ma in realtà ammalgama diversi tipi di giochi, avvicinandosi addirittura alle creature di David Cage di Quantic Dream, sotto alcuni aspetti.
Ma tranquilli, i caratteri che legano TO ai vari Heavy Rain e soci riguardano la potente trama e gli sporadici Quick Time Event. Ma andiamo per gradi. Gli eventi narrati in The Order si svolgono nel 1886 (come suggerisce il titolo), ed è un TPS a tutti gli effetti. L’ambientazione è una Londra Vittoriana, ricostruita sin nei minimi dettagli, con tinte Steampunk davvero marcate.
L’Ordine dei cavalieri di Re Artù, che da secoli combatte contro i Lycan (uomini lupo senzienti estremamente forti) si ritrova ad indagare su alcuni avvenimenti che riguardano anche i mezzosangue.

Oltre al sovrannaturale, Sir Galahad (il protagonista) dovrà fare i conti con una serie di intrighi politici e altre faccende che per non spoilerare nulla non diremo. Fatto sta che proprio la trama è uno dei perni dell’intera produzione. Si presenta come solida, ben articolata e con colpi di scena davvero ben orchestrati.
L’attenzione del videogiocatore non cala mai, nemmeno durante le sequenze d’intermezzo. Questo è reso ancor più strabiliante dalla fattura tecnica del titolo. È superfluo dire che Ready At Down con The Order hanno saputo tirare fuori la vera next-gen, con tanto di mascella slogata ad ogni minimo anfratto. Il taglio cinematografico poi rende il tutto ancor più immersivo, facendo scomparire LETTERALMENTE il mondo circostante quando si è immersi nel gioco.
Inoltre, il ritmo di gioco è estremamente fluido. Le Cut Scene sono state girate con il medesimo motore di gioco, quindi assisterete ad un estrema fluidità dell’azione generale e ad un’assoluta qualità totale del tutto.
In passato abbiamo assistito a cutscene girate con il motore di gioco, ma mai al livello qualitativo di The Order.
Nessuno stacco tra azione e sequenze cinematiche. Tutto scorre inesorabilmente senza alcun caricamento.
Se proprio vogliamo fare un esempio: avremo Sir Galahad all’interno di un sottopassaggio. Cut Scene in cui parla con la sua compagnia degli avvenimenti. Ad un tratto un rumore in lontananza, si passa a comandare Sir Galahad ed a dirigerci in quella direzione senza alcuna interruzione, senza alcun caricamento. Così, dal filmato al gioco come se questo avesse integrato ogni cosa. Assolutamente stupendo.
Il sistema di Checkpoint poi rende ancor più fluida l’azione, così da non dover rifare un intera sezione per forza a causa di una morte (magari accidentale). Altra perla sono i caricamenti, velocissimi e mai noiosi.

PS4 Recensione The Order: 1886

Gears Of Order?

Una delle critiche (longevità a parte) lanciate a The Order è stata quella di somigliare fin troppo ad un altro TPS di casa Microsoft. Stiamo parlando di Gears of War. Proprio GOW è diventato, negli ultimi anni, un titolo di riferimento per molti giochi sviluppati in seguito alla sua uscita.
Quindi, che The Order ne riprendesse le meccaniche generali in merito a coperture e sparatorie non è stata affatto una cattiva notizia, anzi. Sparare in The Order è quanto mai divertente e soddisfacente. Magari non proprio come su Gears of War, ma ci siamo quasi.
Le coperture si attivano semplicemente come in Gears. Si spara con R2 e si punta con L2.
Volendo, potremo sparare rimanendo in copertura direttamente con R2. Ciò che rende ancora più eccitanti le battaglie sono le armi, di diversi tipi e ben caratterizzate.

Il vostro idolo sarà l’unico e solo Nikola Tesla. Ben famoso nel mondo reale per i numerosi contributi nel campo dell’elettromagnetismo, all’interno di The Order Nikola sarà molto di più.
Un personaggio carismatico, in grado di creare un arsenale tecnologicamente avanzato per l’epoca.
Un esempio è il micidiale fucile utilizzato per sparare mortali scariche elettriche, o il fucile a termiti. Con R1 si sparano particelle infiammabili che rimangono a mezz’aria e che prendono fuoco sparando con R2.
Proprio per questo, all’interno del gioco troveremo diverse armi che hanno due bocche da fuoco. La principale per R2 e la secondaria per R1.
Ovviamente non mancano le armi tradizionali come un fucile da cecchno, mitragliatrici e fucili a pompa.
L’arsenale che Galahad porterà con se è comunque limitato a pochi slot. Potremo avere una
sola arma primaria, una secondaria e le granate (differenziate tra quelle esplosive e fumogene).
Questo però non vieta al giocatore di variare le armi durante il percorso, raccogliendo quelle che i nemici lasciano cadere per terra, e rifornendosi di proiettili, anch’essi lasciati da questi ultimi o sparsi in giro per lo scenario.
A rendere avvincenti le sparatorie ci pensa l’IA. Buona sotto tanti aspetti. Intelligente, e reattiva. Forse poco coraggiosa e tatticamente poco sveglia. Gli unici degni di nota, che ci daranno filo da torcere e verranno a stanarci, sono i fucilieri.
Proprio questi sono in grado di metterci svariate volte KO se non fatti fuori.
Nonostante questo però, ci è bastato metterci in un angolo ben preciso dell’ambientazione per poter far fuori tutti e proseguire. Anche i fucilieri, se siamo in un angolo (magari all’ingresso dell’arena dove è situato lo scontro) rimarranno nei pressi di quest’ultimo, e diventeranno molto facili da sconfiggere, facendo perdere così all’IA quel punto che aveva acquistato in precedenza.
Con questo non stiamo parlando di una IA deficitaria. Anzi, è una delle migliori di quest’ultimo periodo. Resta solo l’amaro per non essersi spinti oltre e aver dato più aggressività. Non solo ai fucilieri.

Beyond the Order

Il richiamo al bellissimo Beyond Two Souls di Quantic Dream non è del tutto casuale.
The Order non è solo sparatorie. The Order offre un’esperienza davvero completa, anche se non perfetta. Le sezioni Stealth sono ben congeniate ma anche molto semplicistiche. Se si viene scoperti è game over. Non potremo nasconderci per poi ritentare. Dovremo partire necessariamente dal check-point. Nulla di eccessivamente frustante, sia chiaro. Avremmo solo gradito una complesità maggiore di queste sezioni, che rimangono comunque ben inserite nel contesto totale del gioco.
Non proprio massiccia (a discapito di quanto si diceva prima dell’uscita del gioco) la presenza dei Quick Time Event che i Ready at Down hanno ribattezzato come “cinemelee”.
In queste sequenze, oltre a seguire i tasti a schermo, potremo muoverci e dare fendenti leggeri o pesanti a seconda dei nostri gusti. Idea interessante, ma poco approfondita. Un po’ come lo stealth, i cinemalee sembrano essere un esperimento poco approfondito.
Per ultimo, come azioni secondarie, dovremo improvvisarci Lupin per scassinare porte attraverso mini giochi rapidi e di facile apprendimento.
Il piatto The Order 1886 è quindi ricco di elementi che lo rendono solido, ma allo stesso tempo lasciano quel sapore di “si poteva fare di più” che non ti abbandona mai durante il gioco.

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Veloci verso il finale

La lineraità del gioco è asolutamente tangibile dall’inizio alla fine. I capitoli della storia sono ben 15 , ma alcuni di essi saranno composti semplicemente da sequenze cinematiche. Nonostante questo, durante il gioco potremo esplorare (nei limiti concessi) ogni anfratto dell’ambientazione, così da raccogliere i collezionabili, e ammirare ogni cosa.
Se puntate a godervi appieno The Order: 1886, noi vi consigliamo di fare attenzione ad ogni collezionabile, sopratutto a quelli audio.
Detto questo non si può che arrivare al punto cardine di questa recensione: la longevità. Il sottoscritto ha terminato il titolo in circa 11 ore procedendo lentamente e facendo razzia di ogni collezionabile in modalità Normale.
I livelli di difficoltà disponibili sono da subito Facile, Normale e Difficile.
Seguendo spediti la storia, e non raccogliendo alcun collezionabile, l’avventura poterete completarla in ben 7 ore, con amaro (in senso positivo) per il finale.
Queste 7 però sono così intense e godibili da sembrare anche di meno.
La mancanza che più si fa sentire, alla fine dei conti, è proprio la totale assenza di modalità ulteriori alla campagna single player.
Non stiamo parlando di un multiplayer forzato, come nella stragrande maggioranza dei titoli usciti negli ultimi anni, ma magari di modalità alternative, parti della storia vissute da un personaggio secondario. Insomma, The Order è campagna principale e nulla più. Per carità, immersiva e stupefacente…ma poi?
Ciò che intendiamo è questo: riteniamo assurdo che un videogioco, venduto a prezzo pieno, sia contenutisticamente povero di appeal dopo la prima run. Non nel 2015 e non nella next-gen.
Inoltre, eventualmente qualcuno volesse ricominciare un determinato capitolo per raccogliere i collezionabili mancanti, nella schermata di selezione di quest’ultimo non vi è traccia di alcuna legenda che ne quantifichi i rimanenti e i già collezionati. Assolutamente assurdo.
L’ostacolo più assurdo è che, pur volendo rigiocare i capitoli, non si possono saltare in alcun modo i filmati di gioco per i limiti generati dall’assente salto tra sequenze di gioco e gioco reale.
Quello che prima era un pregio, diventa ora un difetto. Insomma, The Order: 1886 è un’esperienza single player all’ennesima potenza. Il meglio di quanto PS4 possa offrire, e una dimostrazione dipotenza davvero grandiosa.
Sul fronte tecnico non gli si può dir nulla. Tecnicamente impeccabile, fisso su 30fps al secondo e ad una risoluzione Full HD 1080p.
Un sonoro stupefacente, sia per gli ambienti, per l’effettistica e per il doppiaggio. Buono quello Italiano, stellare quello in lingua originale.

Se siete invece tra quelle persone che cercano un gioco che impegni per settimane, tra modalità multiplayer e/o coop, o anche solo una rigiocabilità vistosa dell’intera campagna, è bene guardare oltre. Almeno per il momento. Fatelo vostro solo quando sarà ad un prezzo più accessibile.