Recensione Uncharted: The Nathan Drake Collection

 Qualunque amante di Playstation ha sentito parlare almeno una volta di Uncharted, una delle saghe più famose e universalmente riconosciute della Naughty Dog, madre di quei videogiochi che corrispondono al nome di Crash Bandicoot (PS1), Jak and Daxter (PS2) e The Last of Us (PS3). Con la trilogia di Uncharted la Software House ha segnato nuove frontiere in termini qualitativi nel genere action, affiancandosi alla celebre saga di Tomb Raider.

Sony ha dunque deciso di rivolgersi anche ai nuovi utenti, quelli che sono direttamente passati alla PlayStation 4, pubblicando la trilogia intitolata Uncharted: The Nathan Drake Collection che propone i giochi in versione Remaster (cosa che va molto di moda in questo periodo) con grafica a 1080p, potenziata con tanti interventi sui vari filtri luce, ombre, e profondità. Anticipiamo subito che la stragrande maggioranza delle scelte operate sono state decisamente felici. Il merito è di un lavoro eccezionale sulle texture e sugli effetti di superficie, mirato ad aumentarne dettagli e risoluzione. Bluepoint Games ha deciso di non risparmiarsi, aggiungendo anche un po’ di effetti speciali e lavorando sull’illuminazione: la superficie degli specchi d’acqua si increspa in maniera credibile al passaggio di Nathan, le ombre sono nitide e definite. Tutto scorre fluidissimo – ovviamente a 60 fps – con cali appena percepibili in rarissime sequenze.

Anche il layout è stato rivisto, con i tasti L2 e R2 dedicati a mirare e sparare, seppur risulti possibile switchare su L1 e R1 per i nostalgici. In termini di configurazione è anche possibile modificare la sensibilità, invertire i movimenti della telecamera e persino scambiare i comandi degli stick analogici.

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I miglioramenti però riguardano anche il comparto video e audio. Nel primo caso potremo decidere se attivare o meno il motion blur e se riservarlo ai soli personaggi o a tutta la scena. Una scelta molto intelligente, visto che non a tutti l’effetto di sfocatura di movimento piace, oltre al fatto che personalmente la trovo un po’ inutile quando il frame rate è così elevato, ma come si dice in questi casi, de gustibus. La sezione audio farà inoltre gola a tutti i possessori di impianti home theater, che potranno non solo godere di un supporto multicanale fino a 7.1, ma avranno anche la possibilità di determinare l’angolazione delle casse, per ottenere il miglior risultato possibile.

Una cosa è certa, Uncharted non ha mai suonato meglio di così, sfoggiando una riproduzione assolutamente cristallina quanto potente, con i bassi pronti a sottolineare ogni esplosione e il canale centrale in grado di restituire i dialoghi alla perfezione, senza mai affogarli in mezzo al resto dei suoni. Un lavoro superbo che la dice lunga sulla cura certosina che è stata riservata a questa remastered.

Immutato rispetto al passato, è rimasto, tuttavia, l’impianto ludico.  La serie resta infatti un adrenalinico mix tra un third person shooter e un platform 3D fatto di sequenze di shooting e baratri da superare ad un passo dalla morte, di piattaforme pronte a crollare sotto i piedi del giocatore e basi nemiche di varia forma e struttura nelle quali infiltrarsi sfruttando tubi, alberi, cornicioni, cartelli, cumuli di pietre e rovine. La “libertà mutilata” racchiusa nell’estrema linearità del tutto, forse uno dei più pesanti retaggi della old-gen, prevede un alternarsi frenetico di sparatorie energizzate da nemici via via più coriacei ed astuti, che quando non si fermeranno ad aspettare la vostra mossa o quando non ignoreranno platealmente la vostra presenza (in particolare nei momenti “stealth”), schiveranno proiettili e sbucheranno da ogni angolo per crivellarvi di colpi. Di tanto in tanto, ma non aspettatevi di ritrovarvi per sbaglio in un Metal Gear Solid a caso, potrete anche farvi strada con discrezione e silenzio, ma queste sequenze stealth a spizzichi e bocconi verranno sempre più spesso sostituite, loro malgrado, da tempeste di piombo, ben bilanciate dalla continua sete di munizioni e dalle iconiche sfide (uccidi X nemici con Y arma) proposte dal team per sbloccare una delle numerosissime ricompense previste sotto forma di skin, armi infinite, filtri per la grafica di gioco e quant’altro.

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Le scazzottate a mano libera, più precise grazie all’input lag ridotto ma sempre molto goffe per via di animazioni ancorate al passato, saranno sempre molto minimali e semplici, nonostante le lievi aggiunte fatte di capitolo in capitolo (dai contrattacchi alle prese), ma in compenso le parti sparatutto dure e pure si difendono alla grande, combattendo il processo di invecchiamento con lievi tweak con l’accresciuta fluidità generale, tra i punti di forza di questa remaster. Granate ed esplosioni provocate da bombole di gas saranno ancora più belle da vedere, ma la limitata interazione con l’ambiente, ancora presente come una zavorra, smorza gli effetti pirotecnici (ma non quelli particellari, visibilmente migliorati).

Sta nel ritmo pazzesco la vitalità e la superiorità di tutti e tre gli Uncharted, smussando la formula (acerba ma neanche troppo) del primo episodio fino alla semi-perfezione ritmica e alla completezza del secondo (ancor più del numero 3): mai una tregua, mai una pausa, mai un’incertezza. Sparatorie a base di coperture, carambole di proiettili e bombe, schivate al fulmicotone, strategie per annichilire i nemici muniti di scudo anti-somossa, che si danno il cambio, come in una di quelle staffette leggendarie delle Olimpiadi, con custscene dirette magistralmente, inseguimenti su tetti, stradine e foreste, con salti funambolici tra rapide, pilastri di roccia, alberi, strutture fatiscenti, passando da un pezzo di ferro arrugginito all’altro senza pensare all’estrema precarietà degli stessi o allo strapiombo lì sotto. E quando si rallenta, è solo per prendere la ricorsa, per mettere in risalto qualche incredibile scoperta, o un momento chiave particolarmente rivelatore sulle gesta di Drake.

Altro dato da non sottovalutare: chi acquisterà la Uncharted: The Nathan Drake Collection potrà usufruire dell’accesso alla Beta del quarto capitolo.