Rise of the Tomb Raider – Recensione PC

Rise of the Tomb Raider torna su PC. Pronti a rivivere le avventure di Lara?

Sebbene sapessimo da tempo della temporaneità dell’esclusiva Microsoft, Rise of the Tomb Raider non ha tardato poi molto a fare la sua comparsa anche su PC. Infatti, a soli poco più di due mesi dalla sua uscita su Xbox One, la nostra giovane Lara Croft è pronta a fare la sua gloriosa entrata in scena anche su Windows PC, con un comparto tecnico esagerato e scenari fantastici.

Sebbene perfetto dal punto di vista di grafica e gameplay, ancora a far storcere un po’ il naso rimane l’aspetto narrativo, il quale parte con ottime premesse, per giungere però ad una progressione e una conclusione non del tutto soddisfacente. Ma andiamo ad analizzare il gioco nel dettaglio!

Passa il tempo ma Lara rimane la stessa

Dopo il precedente capitolo, uscito nel 2013, che narrava l’avventura di una giovanissima Lara Croft, ancora inesperta e ben lontana dalla sua matura controparte dei vecchi titoli, forse, in questo capitolo, ci saremmo aspettati di trovare una donna ormai forte e già più simile alla Lara “Old Gen”.
Invece, anche in questo titolo ci troviamo davanti ad una giovane donna, ancora intimorita e legata al suo passato, più fragile di quanto voglia mostrare e ben lontana dalla matura figura che pensavamo di incontrare.
Infatti, sin dall’inizio dell’avventura, possiamo notare come tutta la sua persona sia legata alla figura del padre; ella sicuramente si sente in colpa, dopo la sua morte, di non averlo appoggiato abbastanza nelle sue ricerche, ma anzi di averlo “allontanato” come tutti gli altri, credendo impossibili molte verità, che si riveleranno invece vere con il passare del tempo.

Rise of the Tomb Raider recensione

Ma è proprio grazie a questo profondo legame che può avere inizio la storia; Lara, infatti, coinvolta nell’ultima ricerca del padre, Richard Croft, si troverà alla ricerca di un profeta, scomparso ormai da diversi secoli, il Profeta Immortale, al quale però sono collegate alcune leggende legate al segreto dell’immortalità dell’anima. Sebbene l’uomo però avesse condotto con enormi sforzi ogni suo passo verso la verità, tutte le sue ricerche furono considerate enormi bugie e fantasie, prive di qualunque fondamento logico e reale, tanto da spingerlo all’emarginazione e infine al suicidio. Ma nonostante questo, dopo la sua morte, il senso di colpa spingerà la giovane Croft a ripercorrere le orme del padre, portando a termine i suoi studi.

Ecco che qui ha inizio la nostra avventura: subito ci troviamo catapultati in Siberia, alla ricerca della Sorgente Divina, una reliquia dall’immenso potere, capace appunto di conferire vita eterna. Grazie a flashback che rendono non lineare lo svolgimento della trama, veniamo a conoscere gli altri protagonisti di quest’avventura, come l’Ordine della Trinità, anch’esso alla ricerca della reliquia.

Fin qui  le premesse sembrano davvero ottime e allettanti; il problema però incorre nel momento in cui la narrazione inizia a procedere: infatti, a mano a mano che il gioco avanza, la storyline si fa sempre più superficiale per lasciare spazio alla natura più action del gioco. Uno degli aspetti abbastanza negativi è ad esempio quello di aver lasciato parte della narrazione nascosta all’interno dei registratori, quando invece, alcuni aspetti, sarebbero potuti essere mostrati attraverso alcune scene.

A detta di ciò, sembra proprio che la Crystal Dynamics, abbia preferito concentrarsi ancora una volta sul cammino di maturazione del personaggio, pieno di battaglie e ricco di dolore, che, probabilmente, porterà il personaggio a crescere e maturare nei prossimi capitoli. Ma senza focalizzarsi troppo su quella che invece è la storia a contorno di questo titolo. È sicuramente l’unica pecca davvero significativa, che però non vuole andare a sminuire il perfetto lavoro fatto invece dalla parte recitativa e di motion capture. Da questo punto di vista, infatti, il gioco appare decisamente perfetto, le espressioni facciali sono fantastiche e assolutamente espressive; rendono perfettamente il personaggio e coinvolgono sono tutti i punti di vista.

È tempo di “raidare” le Tombe

Al pari del precedente capitolo, anche Rise of the Tomb Raider va alternando aree molto grandi e spaziose, in cui il giocatore può darsi all’esplorazione, alla caccia e altre attività secondarie, come il crafting, già introdotte nel precedente capitolo, ad aree più piccole e strette, in cui generalmente viene lasciato più spazio alla parte archeologica.

Sebbene il gameplay sia molto simile al primo titolo della nuova saga, è da sottolineare che ogni aspetto è stato migliorato e reso più gradevole. Infatti, tutti gli ampi spazi sono circondati da un’ambientazione molto più dinamica.

Le spettacolari scalate sono migliorate da diverse attrezzature, nuove ed interessanti a sostegno della sfida e, oltre a ciò, il giocatore ha la possibilità di interagire con un maggior numero di elementi nella scenografia, che gli permetteranno di ottenere più punti esperienza e completare ulteriori sfide proposte.

Rise of the Tomb Raider PC

Assolutamente esilaranti e adrenalinici sono invece i momenti in cui ci troviamo a correre e scappare da qualcuno, o qualcosa, mentre tutto il terreno e l’ambiente intorno a noi si distrugge completamente. Inoltre, ogni inquadratura cinematografica coinvolge completamente, tanto da rendere il giocatore quasi un tutt’uno con il gioco stesso.

Ma il meglio di sé viene mostrato certamente nelle innumerevoli Tombe da saccheggiare, sparse per la mappe.
Qui è mostrato tutto il meglio del videogioco, grafica spettacolare che ricrea ambienti e luoghi meravigliosi, ricchi di misteri, ed enigmi davvero considerevoli. In questi luoghi sembra quasi di rivere il passato del videogioco, sebbene certi enigmi appaiano più complicati dei precedenti. Ma, il tutto è accompagnato sempre dall’istinto, grazie al quale potremo vedere gli oggetti che ci servono per risolvere il mistero e passare alla scena successiva.
Inoltre non mancheranno varie casse sparse lungo la nostra avventura, da poter forzare con la piccozza oppure con il grimaldello, che celeranno al loro interno pezzi utili per la creazione di armi e quant’altro.

Il sistema di combattimento è rimasto pressocché invariato rispetto alla scorsa incarnazione; la nostra giovane protagonista si troverà a dover affrontare diversi nemici, con la possibilità di eseguire il tutto sia in maniera stealth che non. Potremmo dunque uccidere in modo furtivo i nemici soffocandoli a morte, e sbarazzandoci dei cadaveri, oppure decidere di lasciare perdere la nostra “copertura” e iniziare uno scontro a fuoco diretto con il nemico. Avremo inoltre la possibilità di usare armi differenti, dall’arco, con le sue differenti frecce, alle granate di vario genere, a diversi tipi di fucili e pistole. Ma non mancheranno di certo i combattimenti in mischia, in cui potremmo fare sfoggio della nostra piccozza.

Come già introdotto nel capitolo precedente, ci sarà la possibilità di crafting. Durante il nostro percorso, infatti, non troveremo soltanto casse con diversi contenuti, ma potremo anche raccogliere legna, funghi velenosi, andare a caccia di animali per recuperare pelli e perfino raccogliere minerali. Ogni oggetto raccolto, nella giusta quantità, ci darà la possibilità di creare nuove munizioni, nuovi armamenti, vestiti, etc. Ovviamente sarà possibile craftare il tutto una volta raggiunto un campo base; lì seduti di fianco al falò, non solo potremo aumentare il nostro armamentario, ma potremo anche distribuire i vari punti abilità raccolti.

Ogni punto abilità conferirà a Lara una particolare caratteristica, che sia essa relativa al combattimento, piuttosto che alla caccia o alla sopravvivenza. In verità nulla di estremante troppo diverso da quanto già avevamo potuto vedere, anche se, tutto il sistema di raccolta e crafting sembra essere migliorato per via della maggiore interazione con l’ambiente circostante. Il problema sorge forse verso la fine della storia, quando i combattimenti si fanno leggermente monotoni e tutte le tattiche sembrano essere “già viste”.

Scenografie e grafica meravigliose

Arriviamo infine alla parte che, a mio parere, rende Rise of the Tomb Raider davvero degno di nota, ovvero l’intero comparto tecnico. Si nota fin da subito un netto miglioramento rispetto al titolo del 2013; come prima cosa è da sottolineare l’espressività di Lara, la cui recitazione è resa in modo egregio grazie al motion capture, il quale riesce davvero a rendere noi stessi partecipi delle situazioni e dei sentimenti che invadono la protagonista, quasi come se effettivamente ci trovassimo all’interno del videogioco.

E anche i capelli a questo giro hanno davvero un grosso salto di qualità. Sembrano davvero muoversi in modo reale e naturale, per merito della tecnologia PureHair, come se stessimo osservando una persona reale.

Altro punto di forza, è anche la scelta della luce e dei punti di illuminazione. Infatti, sono molto curati i riflessi, le ombre, le polveri, che, all’interno delle grotte o dei passaggi molto stretti, danno davvero una fortissima idea di claustrofobia, e, al contempo, danno il giusto vigore agli spazi molto ampi.

Il lavoro svolto è ottimale anche sul punto di vista delle texture, sembra infatti che quasi ogni oggetto e scenografia sia sufficientemente dettagliato. Si nota facilmente la differenza tra i settaggi alti e molto alti, anche se, per poter utilizzare gli ultimi, è necessario avere 3GB o più di VRAM della GPU.

Pro

  • Trama migliorata rispetto allo scorso capitolo…
  • Grafica fantastica e ottimo impatto grafico
  • Buon gameplay e diversi livelli di diffcoltà e sfida

Contro

  • …anche se ancora non eccezionale
  • Combat system a tratti monotono
  • Piccole difficoltà di utilizzo “mouse+tastiera” in alcuni punti

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