Era il 1996 quando fece capolino sulle Playstation di tutto il mondo un’archeologa con due seni fuori misura ( e texture appuntite ). Uno dei primi giochi ad essere completamente a tre dimensioni “full immersion”, con una mole poligonale che all’epoca era considerata una vera manna. Un sistema di controllo molto macchinoso, un livello di difficoltà tutt’altro che facile e una storyline di tutto rispetto, consacrarono colei che da quasi 20 anni è ormai una vera e propria LEGGENDA sotto ogni punto di vista.
Nonostante l’oblio a cui fu costretta per scelte del team di sviluppo Eidos non proprio “innovative ” a fine anni 90, Lara si ritrovò ad un passo dallo scavarsi la fossa con l’episodio su Ps2 “The Angel Of Darkness”. Furono i Crystal Dynamics (Pandemonium, Pandemonium 2, Blood Omen: Legacy of Kain e la serie Gex) a “salvarla”, rilanciandola con una serie di nuovi Capitoli su Ps2 (compreso il remake del primo capitolo Tomb Raider: Anniversary) e su Xbox 360 /Ps3 .
Nonostante il successo da parte del Team di Sviluppo, era arrivata l’ora di svecchiare il brand e dare nuova linfa vitale a Lara.
Cosi esplose l’idea di ripartire da zero e dare una spinta coraggiosa per poter tornare nuovamente sull’olimpo che da anni ormai non le appartiene.
L’idea di fare un reboot è ormai comune sia in abito cinematografico che videoludico. All’annuncio furono tanti a storcere il naso, vedendo la cosa come il tentativo da parte di Crystal Dynamics di sfruttare il brand come fece ai tempi Eidos.
Volete sapere se Lara è riuscita nel suo intento? Scopritelo con noi.

In Tomb Raider vestiremo i panni di una giovanissima Lara, intenta a seguire la propria passione direttamente sul campo e non tra le aule universitarie.
Si imbarcherà sulla Endurance, nave capitanata dalla comandante Conrad Roth, per la sua prima grande spedizione. Ma (come sempre accade) qualcosa va storto. La nave su cui viaggia naufraga e, ben presto, ci ritroveremo su un’isola all’interno del triangolo del drago (vicino alle coste giapponesi).
Il plot narrativo da qui in poi è un viaggio tra mille insidie, un percorso di crescita che porterà la giovane Lara a diventare ciò che tutti noi conosciamo e amiamo. Un evoluzione che non è proprio marcata ma che si sente ed ha un proprio peso nelle azioni che compiremo. Una parola sola riassumerà il tutto: Sopravvivenza.
Saremo ostacolati da tizi agguerriti capitanati da Mathias e la sua setta denominata “Solarii”, animali feroci, condizioni atmosferiche sfavorevoli, vegetazione fittissima e insidiosa, rocce affilate e strutture pericolanti. Tutto questo “ben di Dio” ci darà del filo da torcere, e molte volte ci ritroveremo a rivolgere lo sguardo altrove per alcune scene cosi crude da esser degne di un film splatter.

Crescita = Sofferenza.
Attraverso questo binomio avverrà l’evoluzione di ogni cosa in Tomb Raider. Il gameplay è legato all’interazione completa con l’ambiente circostante. All’inizio avremo un misero arco per difenderci e dare la caccia agli animali, ma successivamente le opzioni a nostra disposizione aumenteranno in maniera esponenziale. In queste fasi troveremo tracce di un meccanismi RPG riguardanti gli upgrade. Ma non aspettatevi altro, infatti per trovare nuovi oggetti non ci saranno store. Dovrete esplorare con cura l’ambiente di gioco alla ricerca di ulteriori pezzi per rendere impeccabile il vostro armamento. Questo non si traduce in termini tecnici in un “Backtracking” fine a se stesso, ma completa un’opera molto più complessa. Tornando in un area precedentemente esplorata di notte e con condizioni atmosferiche penalizzanti per cercare di arrivare in punti non raggiungibili in precedenza, potremmo rivevere il tutto in condizioni diurne e magari più “placide”.
Ovviamente questo non significa che scegliendo di andar dritti per l’avventura si sarà svantaggiati in termini di arsenale. La stessa infatti risulta essere godibile anche senza esser dei completisti, risultando bilanciata anche con l’arsenale “base” offerto dal gioco durante l’avanzamento.
Facendo cosi però si rischia di perdere parte della bellezza paesaggistica in termini grafici.
In quanto a mole poligonale ci sarebbe voluto uno speciale a parte, ma in questo caso saremo molto brevi e precisi. Non siamo ai livelli di Uncharted su Ps3 o di Halo 4 su Xbox 360, ma questo Tomb Raider si colloca tra i migliori sul campo dei multipiattaforma.
Ogni singola ambientazione o area della stessa è curata con una precisione maniacale anche in spazi ristretti, dove di solito in altri giochi è palese il copia/incolla di alcune texture come pavimenti o muri.
Gli scenari aperti poi offrono una vista mozzafiato. Effetti luce maniacali, contrasto tra natura selvaggia e architetture risalenti al Giappone Feudale assolutamente spacca-mascella. Il tutto condito dall’assenza di caricamenti (a parte il cambio del campo base, che dura comunque pochi secondi).
Ma non è finita qui, avremo dalla nostra un buon antialising e animazioni ottime. Tutto questo riesce a trasmettere un’immersività quasi totale.
Una delle poche pecche sono le sequenze d’intermezzo, che purtroppo non riescono ad essere enfatizzanti al 100% come invece è il resto della produzione.
Sotto il punto di vista della fisica, e soprattutto della simulazione del vento, siamo a livelli più che buoni. L’engine infatti gestisce in maniera egregia ogni cosa, anche i puzzle e gli enigmi che dovremo risolvere durante il gioco. Sia chiaro che non avremo di fronte la difficolta dei primi Tomb Raider, ma sarà comunque un qualcosa di impegnativo e gratificante.
Gli scontri con i nemici risultano essere comunque un altro caposaldo della produzione. Giusto per rendere l’idea, camperare dietro un muretto e sperare di far fuori tutto e tutti con il minimo dello sforzo è pura utopia. Il nemico tenterà di farci uscire allo scoperto lanciandoci addosso dinamite o molotov, approfittando quasi sempre di ogni nostro errore. Addirittura tenteranno l’approccio ravvicinato con armi affilate al seguito. Ovviamente esiste la possibilità di contrattaccare, divincolandosi da queste “strette mortali”.
L’IA dei nemici, nonostante sia molto agguerrita, molte volte si è dimostrata non compatta negli attacchi e a tratti livemente “stupida”.
Tranquilli però, gli scontri nel complesso sono molto avvincenti, impegnativi, e a tratti richiedono un pizzico di strategia. Dimenticate i Medipack, comunque. L’energia può essere recuperata solo evitando il fuoco ostile per qualche secondo (metodo ormai comune ai giochi action degli ultimi anni).

Ultima nota, purtroppo dolente, è il multiplayer, assolutamente da dimenticare. Si tratta di una manciata di mappe e di modalità attaccate con lo sputo, giusto per dire “ha anche l’online”. Possiamo rassicurarvi anche su questo però: Tomb Raider punta molto sul single player, e quest’aggiunta non mina assolutamente la qualità finale del gioco.
La longevità del singleplayer ammonta a circa 10 ore, che aumenta in caso di esplorazione di ogni anfratto alla ricerca di collezionabili e tombe aggiuntive.

Il doppiaggio, a nostro avviso, è quanto di meglio si possa apprezzare in termini di localizzazione in italiano. Una bravissima Benedetta Ponticelli, una colonna sonora d’impatto e un’effettistica generale di qualità, rendono questo capitolo un capolavoro assoluto. Consigliato agli amanti del genere, e ai fan di vecchia data. Lara è tornata in una veste nuova, ma dentro di sè è sempre la cara vecchia Lara.
Cosa aspettate? La giungla vi aspetta.