Videogiochi e Fantascienza 2: Storia e Universi

 

Il Fantasy e la Fantascienza sono stati dei generi e delle estetiche che hanno quasi sempre influenzato il mondo dei videogiochi e questa relazione cosi speciale ha dato (e può ancora dare) risultati davvero incredibili. Per approfondire ancora meglio questo fenomeno, dobbiamo però analizzare una parte della storia dei Videogiochi:

DA UNA SIMULAZIONE REALE A UNA IRREALE

Se i primi esempi di videogioco avevano l’interesse di simulare situazioni reali (come il “Cathode Ray Tube Amusement Device” del 1947)  e addirittura altri tipi di giochi come gli sport ( si pensi a Pong del 1971).  Nel 1961 tutto cambia. Infatti in quell’anno fu realizzato SpaceWar, il primo vero videogioco di fantasia della storia; nonché il primo esempio di come la fantascienza poteva essere una fonte di nuove idee per il videogame. Realizzato nei laboratori del MIT da alcuni ricercatori appassionati di fantascienza,  SpaceWar permetteva a due giocatori di controllare due navicelle spaziali (in grafica vettoriale) e di darsi battaglia fra loro. Inutile dire che il gioco ebbe un grande impatto tale da scatenare una serie di altri titoli a tema fantascientifico a iniziare dal ormai celeberrimo Space Invaders e Asteroids che ebbero un incredibile successo.   Uno dei primissimi videogiochi di ruolo a tema fantasy invece è stato Akalabeth: World of Doom, uscito nel 1980 per l’Apple 2 a opera del leggendario Richard Garriott e fu precursore della celebre saga di Ultima divenuta leggendaria nell’ambito RPG fantasy.

Il mitico SpaceWar!

Successivamente con l’avanzare delle tecnologie, si è passati da rappresentazioni piuttosto semplici e superficiali di idee appartenenti ai generi fantastici fino agli attuali mondi virtuali capaci di immergere davvero il giocatore in un’ altra dimensione.

La mitologia creata da Tolkien aveva influenzato perfino la creazione di Dungeons and Dragons del 1974 (gdr carta e penna) Quindi il rapporto tra generi fantastici e giochi in generale ha radici antiche. D’altronde anche creare un mondo fittizzio è un gioco, in quanto è un’attività di fantasia e gratuita con regole proprie.

LA DIFFUSIONE CONTINUA

E attualmente la maggior parte dei titoli sul mercato presenta  proprio ambientazioni e temi legati alla fantascienza o al fantasy. Infatti scrittori come H. P. Lovecraft, J. R. R. Tolkien, Robert Bloch, Robert E. Howard, Ray Bradbury, Robert Heinlein, Larry Niven, Orson Scott Card, E.E. Smith; rappresentano solo una piccola parte di un’enorme lista di autori che hanno ispirato i mondi di innumerevoli videogiochi nell’ultimo ventennio. E se andiamo a vedere tutte le varie tipologie videoludiche che offrono i videogiochi, a parte i soliti racing game, simulatori calcistici e giochi d’azione a uscita annuale; quelli che presentano più originalità e creatività sono proprio quelli a tema fantastico ( come horror, fantasy e fantascienza).  Per esempio perfino The Legend Of Zelda o Alone in the Dark sono nati da queste fonti. Il primo infatti riprende il tema del viaggio dell’eroe descritto da Joseph Campbell, mentre il secondo è stato uno dei primi adventure game a ispirarsi ai miti di Lovecraft. Il primo e originale Prince of Persia d’altra parte, ha presentato un mondo che è nato da il “racconto di Aladdin” e film come il “Ladro di Baghdad”, Tomb raider: Legend ha ripreso il mito di Re Artù intrecciandolo in una grande vicenda, God of War e Too human si rifanno invece rispettivamente ai miti greci e ai lavori di Joseph Campbell.

E ci sono anche altre importanti e recenti saghe video-ludiche che hanno fatto la loro fortuna basandosi proprio su concept sci-fi o mitologici. Come per esempio Halo, che ha costruito una vera e propria mitologia fatta di mondi, personaggi e vicende basandosi su moltissime opere fantascientifiche ad iniziare dal Ringworld di Larry Niven che ha dato proprio l’idea di mondo ad anello (diventato poi cosi famoso nei videogiochi) alla saga.  Altri lavori che hanno ispirato l’universo-capolavoro di Bungie arrivano dal film Alien (citazioni, alcuni eventi e design simili in particolare in halo combat evolved), Neuromante di William Gibson e soprattutto di StarHammer di Christopher Rowley che ha dato l’ispirazione del concetto di “super-arma” creata per combattere una specie aliena parassita. Ma anche la grandissima space opera di Bioware: Mass Effect, si rifà a moltissimi lavori di fantascienza in particolare quella “dell’età d’oro” (che presenta viaggi spaziali, avventura, forme di vita aliene, eroi) e anche opere come Star wars o Star trek.  La pluripremiata saga di Microsoft, Gears of war riprende invece diversi concept da film quali Starship Troopers, Aliens e anche La guerra dei mondi.

UNA RISORSA CREATIVA INDISPENSABILE

Possiamo quindi dire che negli ultimi anni con l’avvento della settima generazione di consolle, il numero di videogiochi sci-fi e fantasy è cresciuto in maniera esponenziale. Tutto ciò è in parte dovuto alla maturazione del medium videoludico e all’espansione del pubblico ma soprattutto al fatto che questi generi fantastici rappresentano una vera miniera d’idee per i game designer. Quanti sono infatti i videogiochi che utilizzano concept di fantasia per creare tipologie di gameplay particolari e coinvolgenti? Ce sono moltissimi, come: Half Life 2 con la sua gravity gun, Portal con la sua spara-portali, Crysis che con la nanotuta concede forza e resistenza sovraumane, Halo  con gli scudi energetici ricaricabili, Bioshock con i suoi plasmidi, Skyrim con le sue arti magiche  e l’elenco potrebbe continuare ancora per tantissimo tempo. Cosi il videogioco sembra aver trovato la sua dimensione ideale cioè quella di creare realtà uniche e mondi alternativi da far esplorare e vivere al giocatore.

FABBRICANTI DI UNIVERSI ALTERNATIVI

Ed è proprio questa grandissima potenzialità del videogioco, che è in grado di ripagare l’enorme debito nei confronti di tutti quegli scrittori e quelle opere che hanno dato ispirazione a moltissimi universi videoludici. Cosi grande, da rendere il videogioco un mezzo espressivo unico per i generi fantastici.  In grado di dare davvero delle nuove possibilità. Tutto ciò si può ricondurre al nome di World-Building (letteralmente: “costruzione di mondi”), cioè quell’attività che porta alla creazione di  mondi fittizi e immaginari dotati di caratteristiche proprie come la geografia, la storia e l’ecologia di un luogo. Questo processo creativo viene usato nella realizzazione di romanzi e portato a nuovi livelli dal videogioco. Infatti con i motori grafici attuali, che possono creare spazi virtuali, è possibile fare ormai quasi di tutto: far vivere il futuro, il passato, il sovrannaturale, i nostri sogni e altre vite al giocatore. La sola limitazione è la nostra stessa fantasia e alcune limitazioni tecnologiche ancora presenti. Resta comunque il fatto che il videogioco, per quello che è stato analizzato fino ad ora, offre delle unicità proprie rispetto a tutti gli altri media. E sarebbe davvero un peccato se le varie associazioni di fantascienza  e fantasy come la comunità di appassionati che si riuniscono ogni anno alla Worldcon (  World science Fiction Convention)  per assegnare annualmente il premio Hugo ( l’equivalente di un Oscar cinematografico) e anche la comunità formata da scrittori, (la Science Fiction Writers of America)  che assegna il premio  Nebula;  non riconoscessero il grande potenziale insito nel videogame, creando almeno una categoria di premiazione dedicata al videogioco. Un primo passo in tal senso fu fatto nel 2006 con l’intenzione di creare la categoria speciale Hugo per il “Best Interactive Videogame”, ma non fu mai realizzata per una mancanza di interesse. Un altro tentativo fu fatto nel 2009, ma anche esso si è risolto con un nulla di fatto.

Eppure ci sono ormai diversi milioni di persone che usano i videogiochi nel mondo come parte del loro intrattenimento quotidiano, perché non esiste una categoria specifica per i videogiochi come per i romanzi? Perché non si possono premiare space opera che hanno decine di migliaia di linee di dialogo interattive come Mass Effect? Perché non si riconosce l’enorme lavoro di world-building svolto in videogiochi come Skyrim? Perché non si può premiare l’immersività di un mondo distopico come Half Life?

Il potenziale è sotto gli occhi di tutti ormai! Bisogna cambiare atteggiamento e iniziare a riconoscere le peculiarità che questo mezzo ha da offrire!  Speriamo che nei prossimi anni questa situazione cambi, perché bisogna dare anche onore al merito; e come scrive Nic Kelman ( scrittore americano di romanzi e saggi) nell’introduzione del suo “Video game Art” riferendosi alla creazione di mondi virtuali: (…) “Se l’arte è tutto quello che possiamo sognare, i video-giochi sono il compimento finale di questo potenziale. E se l’arte è un viaggio nella mente e nell’anima umana, i video-giochi portano avanti questo cammino che la maggior parte di noi non aveva mai immaginato possibile !” (…)

Un cammino invece, quello nostro, che ci porterà nella prossima “puntata” a scoprire quanto i videogiochi hanno influenzato la fantascienza più recente con uno sguardo alle future possibilità tecnologiche ed espressive del videogioco sempre nell’ambito science-fiction e fantasy.

Spero che vi sia piaciuto anche quest’ultimo grande articolo! Fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima ;)